
Non è solo un itinerario tra boschi e antichi borghi, ma un’esperienza di comunità e relazioni. Di questo si è discusso a fondo lunedì 5 maggio a Materia Spazio Libero, dove l’associazione In Cammino – lungo la Via Francisca del Lucomagno ha organizzato un momento di riflessione e confronto.
A moderare la serata Marco Giovannelli, direttore di Varesenews e parte attiva del direttivo dell’associazione. Ad aprire i lavori è stato invece Ferruccio Maruca, presidente e autentico “papà” della Francisca, che ha ripercorso le origini di questo cammino di 135 chilometri, ricordandone l’ambizione iniziale e la crescita costante.
Le testimonianze emerse durante l’incontro hanno restituito la fotografia di un progetto vivo e capace di declinare il cammino in tutte le sue sfumature. Al centro c’è l’idea che la Via Francisca del Lucomagno sia un’esperienza per tutti, in grado di superare la semplice dimensione fisica per diventare uno spazio di incontro e inclusione. È su questo che ha insistito Pietro Scidurlo, presidente di Free Wheels, ponendo l’accento sul tema dell’accessibilità. Un concetto che, ha spiegato, va ben oltre la disabilità: «Non significa pensare solo a chi ha delle difficoltà motorie. È un’opportunità che riguarda tutti: famiglie con bambini, anziani, chi porta con sé i propri animali. L’accessibilità non è un limite, ma una nuova prospettiva». Una prospettiva che la Via ha scelto di adottare sin dall’inizio, facendone uno dei suoi principi fondanti.
Ma se il cammino è accessibile a tutti, è anche e soprattutto un percorso che si intreccia con la natura e invita al rispetto e alla cura dei luoghi attraversati. Giuseppe Barra, presidente del Parco Campo dei Fiori, lo ha ricordato chiaramente, sottolineando come la Via sia anche uno strumento prezioso per avvicinare le persone all’ambiente. «È un’opportunità in più per raccontare il territorio attraverso il Parco, valorizzando le informazioni e le esperienze di chi decide di attraversarlo». Non solo un sentiero, dunque, ma una vera chiave di lettura del paesaggio e un veicolo di educazione alla sostenibilità.
A completare questo mosaico di significati, il cammino si fa anche luogo dell’interiorità e della memoria, dimensione evocata dalle parole di Don Ambrogio Cortesi, arciprete di Castiglione Olona. Autore dei commenti ai “Salmi Ascensionali” che accompagnano i pellegrini, ha ricordato il legame profondo con la storia e la spiritualità che la Via porta con sé. «È un percorso che è memoria e futuro insieme», ha detto, ricordando anche i seicento anni della Collegiata, testimone silenziosa di un passaggio che, da secoli, lega le persone ai luoghi e alle comunità.
A ribadire l’importanza di dare voce anche alla dimensione culturale e accademica è poi intervenuta Stella Coglievina, professoressa dell’Università dell’Insubria e coordinatrice del gruppo di lavoro dell’ateneo dedicato ai cammini. Ha illustrato le attività che vanno dalla mappatura regionale fino ai questionari rivolti ai pellegrini per comprendere le motivazioni e le esperienze. Un lavoro che si intreccia con la promozione del turismo sostenibile e con l’idea che territori a vocazione industriale possano offrire anche una proposta alternativa, fondata su cultura e natura. E in questo, come ha ricordato Giovannelli, la convenzione con Trenord, rappresenta un ulteriore tassello per agevolare i viaggiatori.
Tra le voci più belle, quella di Claudia Burlotti, che ha raccontato la nascita dell’Ostello di Gornate, un vero presidio per il cammino. Nato in pieno lockdown, il 15 giugno 2020, con il sostegno della comunità e di numerose donazioni, l’ostello è cresciuto nel tempo fino a offrire oggi venti posti letto e un’accoglienza autentica a pellegrini e viandanti.
Molto sentiti anche gli interventi dei volontari che accompagnano e custodiscono il percorso giorno dopo giorno. Roberto Colombo, profondo conoscitore della Valle Olona, ha spiegato il valore educativo e ambientale del cammino, raccontando come accompagni i più giovani alla scoperta delle tappe. Maurizio Fracasso, ‘innamorato’ del proprio territorio, ha invece descritto la Via come un volano per riscoprire angoli dimenticati e farli rinascere. Grazie alla Via è nata anche l’associazione “Il Gelso di Santo Stefano”, dedicata proprio a questo scopo.
Infine, il racconto ha lasciato spazio ai pellegrini. Roberta Aguzzi, con il suo gruppo di camminatrici partite da Pavia, ha parlato della bellezza dell’accoglienza incontrata lungo il percorso: «Stanche dei soliti cammini, qui abbiamo trovato una disponibilità rara e preziosa». A concludere la serata è stata Cinzia Caimi, la cui esperienza personale ha emozionato tutti. Dopo una diagnosi difficile, ha scelto di affrontare la Via, trovando in essa una forma di rinascita: «Ho superato i limiti legati alla mia salute. È stato un grande orgoglio. Uno dei motivi che più mi ha colpito è stato proprio il poter fare ‘due passi fuori casa’ e vivere un contatto profondo con il territorio. L’ho percorsa a piedi e in bicicletta».
Grazie a Materia Spazio Libero e a Varesenews per sostenere sempre questo progetto che non è solo passato, ma sa di futuro!